Le voci a specchio: la certezza delle analisi secondo la Corte di giustizia europea. In medio stat virtus

AGGIORNAMENTI


di Giovanna Galassi

Quando sprofondiamo nella lettura di un libro dobbiamo sempre guardare l’autore e chiederci se valga la pena di apprezzare la versione linguistica originale, assaporando l’essenza delle parole che lo scrittore ha voluto tramandare. Fuori dal gioco, ogni volta che ci confrontiamo con le fonti europee sappiamo che la versione linguistica italiana è una traduzione e che possiamo cadere nella trappola dell’equivoco, se non teniamo sotto mano la stesura originale, che ci orienta e guida nel significato di ogni termine. La questione del criterio in base al quale procedere alla analisi a fronte di rifiuti contrassegnati con codici a specchio è nata proprio dalla difficoltà di interpretare una normativa già poco puntuale, è stata complicata dal nostro Legislatore, che ha mutilato il diritto interno ed esasperata dalla dottrina, divisa tra le due tesi estreme (della certezza assoluta oppure della probabilità), fino all’interpretazione della Corte di giustizia, che impone ai litiganti la virtù della moderazione.


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