Deposit return systems: un coniglio nel cilindro

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di Daniele Carissimi

Il ricorso massivo agli imballaggi è una delle cifre caratterizzanti il commercio contemporaneo, con volumi che si attestano, solo in Italia, attorno a 13,3 milioni di tonnellate annue.

Fortunatamente, però, la grande omogeneità merceologica che caratterizza questi beni li rende rifiuti particolarmente apprezzabili sotto il profilo economico, nonché facilmente recuperabili e suscettibili di essere reimmessi sul mercato, in conformità con gli obiettivi posti dal Legislatore europeo in materia di economia circolare.

Di qui, dunque, la scelta di numerosi Paesi in tutto il mondo di adottare provvedimenti legislativi volti ad introdurre un sistema di deposito con cauzione quale strumento funzionale ad incrementare la raccolta differenziata e a ridurre la dispersione dei rifiuti nell’ambiente.

L’Italia però non è ancora fra questi. Nel presente contributo si intende dunque indagare sugli ostacoli che ci impediscono la transizione verso tale sistema e analizzare le caratteristiche che un DRS dovrebbe avere per ricavarsi il proprio spazio sul mercato ed essere scelto una volta per tutte – anche nel nostro Paese - quale strumento principe per l’attuazione dei principi dell’economia circolare.


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