di Daniele Carissimi
Con la conversione in legge del decreto sblocca cantieri, si assiste al primo tentativo di risolvere lo stallo autorizzativo venutosi a creare in tema di End of Waste, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato del febbraio 2018.
Tuttavia, invece di procedere, come appariva logico ed opportuno, al recepimento all’interno del nostro ordinamento giuridico dell’art. 6 della direttiva rifiuti (così come modificato dalla direttiva 2018/851/UE), si è preferito estendere alle autorizzazioni ordinarie e alle AIA i criteri e vincoli previsti per le autorizzazioni semplificate.
Il risultato?
Una riforma a metà, che nelle more dell’adozione dei criteri europei o ministeriali, rimane ancorata alle conoscenze raggiunte negli anni compresi tra il 1998 e il 2005, e che non tiene conto dei progressi industriali e tecnologici nel frattempo raggiunti, da soli in grado di fare la differenza nella realizzazione di un’economia circolare effettiva.
L’auspicio futuro è – e rimane quindi quello – di un pronto recepimento della direttiva 2018/851/UE, stante anche gli stretti tempi di adeguamento, fissati al 5 luglio 2020 che superi tale incresciosa situazione.
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