Il Garante della protezione dei dati evidenzia il rischio di “pass vaccinali” non conformi alle regole sul trattamento dei dati

NEWS, 07/04/2021

Il 1° marzo 2021 il Garante della Privacy ha pubblicato sul proprio sito un comunicato sul tema dei cd. “passaporti vaccinali”, che potrebbero attribuire la possibilità di accesso a determinati luoghi e la fruizione di determinati servizi a coloro che si sono sottoposti al vaccino anti-Covid-19. Muovendo dal presupposto che “con l’arrivo dei vaccini anti-Covid-19 si discute dell’opportunità di iniziare a implementare soluzioni, anche digitali (es. app), per rispondere all’esigenza di rendere l’informazione sull’essersi o meno vaccinati come condizione per l’accesso a determinati locali o per la fruizione di taluni servizi”, il Garante vuole comunque richiamare l’attenzione sulla tematica della protezione dei dati personali, stante la delicatezza dei dati sanitari relativi allo stato vaccinale.
Che cosa afferma, pertanto, il Garante della Privacy?
Ebbene, il Garante ritiene che una tale strategia volta ad implementare le predette soluzioni “debba essere oggetto di una norma di legge nazionale, conforme ai principi in materia di protezione dei dati personali (in particolare, quelli di proporzionalità, limitazione delle finalità e di minimizzazione dei dati), in modo da realizzare un equo bilanciamento tra l’interesse pubblico che si intende perseguire e l’interesse individuale alla riservatezza”. Sino a quel momento “in assenza di tale eventuale base giuridica normativa - sulla cui compatibilità con i principi stabiliti dal Regolamento Ue il Garante si riserva di pronunciarsi - l’utilizzo in qualsiasi forma, da parte di soggetti pubblici e di soggetti privati fornitori di servizi destinati al pubblico, di app e pass destinati a distinguere i cittadini vaccinati dai cittadini non vaccinati è da considerarsi illegittimo”.

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