Giustizia ambientale e climate change litigation

EDITORIALE, 15/05/2021

Sullo scenario giuridico si sta affacciando una nuova forma di “giustizia ambientale” che prende il nome di climate change litigation: si tratta dell’insieme degli strumenti di contenzioso (litigation) attraverso i quali viene sollevata una questione riguardante il tema del cambiamento climatico e dei relativi effetti sull’ambiente e sulla salute umana (c.d. climate change).

I meccanismi di tutela sono svariati e possono essere attivati contro lo Stato a fronte del mancato adempimento degli impieghi assunti in sede sovranazionale.

Ma quali sono questi impegni assunti dagli Stati?

Il quadro in materia di climate change affonda le radici nel sistema dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e si è poi ampiamente sviluppato anche nel contesto della Comunità/Unione europea.

Nel quadro del sistema internazionale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite si segnalano, tra i numerosi, la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici del 1992, il Protocollo di Kyoto del 1997 e l’Accordo di Parigi del 2015.

Nel sistema dell’Unione Europea, invece, vi sono diversi strumenti volti a contrastare, direttamente o indirettamente, gli effetti del cambiamento climatico, che attengono alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, alla tutela della qualità dell’aria e alle politiche energetiche.

Proprio con riferimento all’area geografica dell’Unione europea, si segnalano due recenti pronunce di condanna contro l’Italia e la Francia per il mancato rispetto degli obblighi sovranazionali, volti a contrastare i fenomeni di inquinamento e a contenere le emissioni dei gas ad effetto serra entro i limiti fissati.

L’Italia è stata infatti destinataria di una sentenza di condanna da parte della Corte di giustizia dell’Unione europea all’esito di una procedura di infrazione (sentenza del 10 novembre 2020 nella causa C-644/18) per il perdurante superamento delle soglie di emissione del PM10 su vaste porzioni del proprio territorio e la conseguente violazione della direttiva 2008/50 sulla qualità dell’aria.

ancor più di recente la Francia è stata condannata dal Tribunale amministrativo di Parigi (3 febbraio 2012) per il danno ecologico derivante dal mancato rispetto delle regole sulla riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra. Nei suoi rapporti annuali, infatti, l’Haut Conseil pour le Climat aveva notato come le azioni intraprese dalla Francia non fossero ancora all’altezza delle sfide e degli obiettivi che si era posta, riscontrando la mancanza di riduzione sostanziale dei gas ad effetto serra in tutti i settori interessati, che avevano contribuito ad aggravare il danno ecologico.

Queste pronunce, seppur nella loro diversità, si inseriscono in un mosaico che mira a responsabilizzare gli Stati, attraverso il contenzioso, con riguardo a fenomeni, che – direttamente o indirettamente – possono incidere sul cambiamento climatico!

Ambiente Legale INFORMA