Descrizione
Consiglio di Stato, Sez. IV, 7 ottobre 2022, n. 8611
Il limite temporale previsto dall’art. 21-nonies, co. 1, della legge 241/1990 per l’annullamento d’ufficio di un atto amministrativo non si applica alla pubblica amministrazione che, nell’ambito dell’affidamento di un appalto, sia stata tratta in inganno dall’impresa aggiudicatrice.
Ad affermarlo è il Consiglio di Stato nella sentenza 7 ottobre 2022 n. 8611, con la quale i giudici amministrativi giudicano legittimo l’annullamento dell’atto di affidamento posto in essere da un comune campano a danno dell’impresa vincitrice che, con dichiarazioni mendaci e false rappresentazioni della realtà, aveva tratto in inganno l’amministrazione stessa.
Inoltre, quanto all’obbligo dell’impresa di dichiarare la presenza di provvedimenti di esclusione o sentenze di condanna per illeciti professionali, i giudici amministrativi chiariscono che, in assenza di una sentenza definitiva o di un provvedimento amministrativo di esclusione divenuto inoppugnabile, il dies a quo del termine triennale previsto dall’art. 80, co. 10 bis, Codice dei contratti pubblici - capace di elidere la rilevanza dei fatti determinanti l’impossibilità di contrattare con la P.A. - decorre dalla data di accertamento del fatto e non dalla sua commissione.
Invero, ricorda la sentenza, la P.A. può comunque – come espressamente sancito dal menzionato art. 80-bis – tenere conto della situazione in pendenza di giudizio “ai fini della propria valutazione circa la sussistenza del presupposto per escludere dalla partecipazione alla procedura l’operatore economico” che abbia commesso il fatto.
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