Province sì, Province no

EDITORIALE, 30/11/2020

Il particolare momento storico in cui il costante incalzare della pandemia da un lato e lo spettro di una incombente crisi economica dall’altro ha fatto emergere l’esigenza, tra le altre, di una semplificazione dell’intero apparato burocratico -amministrativo. A tale riguardo torna in auge un vecchio dilemma: che fine hanno fatto le Province?

Tali Enti di rango costituzionale, negli anni, hanno visto ridursi sempre più le proprie funzioni sino a sfiorare la completa cancellazione dall’apparato repubblicano.

Purtuttavia le Province sono rimaste, sia nella Carta Costituzionale che, per quanto rivisitate e ridimensionate, nella prassi amministrativa.

Nonostante una espressa volontà politica abbia più volte tacciato le Province come capro espiatorio di inefficienza e di sperpero di risorse e denaro pubblico, sono sempre li, sopravvissute.

La Costituzione pone le Province come organi fondamentali della Repubblica italiana e con l’art. 114 dispone che “I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione”.

La legge n. 56 del 7 aprile 2014, comunemente detta Delrio, aveva avviato una trasformazione delle Province, in attesa di una loro abolizione, di competenza di una legge di rango costituzionale, ai sensi dell’art. 138, che non è mai avvenuta.

Così le Province hanno visto mutare la propria definizione in Enti di Area vasta con l’unica eccezione della loro sostituzione in favore delle Città Metropolitane per quelle zone territoriali (sostanzialmente coincidenti con il territorio di tutti i capoluoghi di Regione) dove vengono istituite.

L’auspicata rimozione dalla Carta Costituzionale di ogni riferimento alle Province sopraggiungeva nel 2016 con la proposta di revisione della Costituzione della Repubblica Italiana contenuta nel testo di legge costituzionale approvato dal Parlamento il 12 aprile 2016 e sottoposto a referendum il 4 dicembre 2016.

La consultazione referendaria ha visto un'alta affluenza alle urne, pari al 65,47% degli elettori, e una netta affermazione dei voti contrari, pari al 59,12% dei voti validi. La riforma non è quindi entrata in vigore.

Da allora le Province sono entrate nel dimenticatoio politico, pur essendo ancora, a tutti gli effetti, parte integrante sia della Costituzione che dell’apparato amministrativo locale.

Il panorama appena descritto denota ancora oggi una certa confusione per quanto riguarda le Province, frutto di un avvicendarsi normativo che ha cercato in ogni maniera di abolirle ma che mai è riuscito nell’intento.

La domanda, quindi, sorge ancora una volta con forza: che fine hanno fatto le Province?

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